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mercoledì 22 luglio 2015

Un Oskar Schindler ceco

Přemysl Pitter salvò bambini ebraici, tedeschi e cechi 
"Dovrebbe scrivere un testo anche su Přemysl Pitter. E' vero, era nativo di Praga e operò soprattutto a Praga e nei dintorni. Alla fine degli anni Trento però estese la sua attività anche fino alla regione di Pilsen/Plzeň, per l'esattezza fino a Mýto nei pressi di Rokycany." Fu (naturalmente) Antonín Kolář, professore di storia al ginnasio-liceo Masaryk a Pilsen/Plzeň, di cui ho parlato alcune volte, a suggerirmi questa idea.
Přemysl Pitter
Přemysl Pitter? Lo dovrei conoscere? A dire la verità non ne avevo mai sentito parlare. Certamente una mancanza di cultura. Che però divido con molti dei suoi compaesani. Infatti solo pochi Cechi sanno di questo benefattore che – prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale – si prese cura di bambini cechi, tedeschi e ebraici. Senza distinzione di origine e di religione.  Li fece vivere insieme, risvegliando in loro comprensione per l'Altro e tolleranza. Ma soprattutto li salvò. Dalla morte per fame e per odio.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Přemysl Pitter aveva combattuto come volontario. E tornò a casa come obiettore di coscienza e pacifista. Con il presidente cecoslovacco Tomáš Garrigue Masaryk, che avrebbe potuto condannarlo a morte, era legato da profonda stima. 

A Žižkov, un quartiere povero di Praga, fondò negli anni Trenta del Novecento una casa dove accolse bambini di famiglie ebraiche e tedesche. Ma anche di genitori cechi del quartiere che non potevano offrire ai loro figli il necessario. Olga Splichalová, la prima moglie di Václav Havel, ricordava per tutta la vita le giornate e settimane passate nella Milíčův dům dove trovarono cibo, calore e amore. La casa ebbe il nome da Jan Milíč (ca. 1320–1374), un predicatore ceco del medioevo, che Pitter prese come esempio.


La Milíčův dům ia Praga negli anni Trenta del Novecento
Alla ricerca di una casa di villeggiatura estiva per i "suoi" bambini cechi e tedeschi, Přemysl Pitter giunse nella località di Mýto nei pressi di Rokycany. E così ci siamo avvicinati nuovamente a Pilsen/Plzeň. Nel municipio di Mýto mi danno subito precise indicazioni quando domando di una  pamětní deska per Pittner. Fu posta nel 1995 all'esterno della scuola elementare, all'uscita di Mýto. E il sindaco della vicina cittadina di Rokycany mi descrive la strada per arrivare alla casa di villeggiatura. Si trova nell'area di un "motel" (come in Repubblica Ceca chiamano i campeggi costituiti da bungalow in legno): invariata nella struttura architettonica, come quasi 80 anni fa. Dunque anche i Cechi conoscono Přemysl Pitter.


La casa di villeggiatura estiva a Mýto nei pressi di Rokycany
Anche dopo la guerra, Přemysl Pitter continuava la sua attività per la salvezza di bambini ebraici, provenienti da campi di concentramento tedeschi, e di bambini tedeschi, rimasti orfani o momentaneamente soli. Lo Stato, inizialmente tollerante nei confronti della sua opera, gli mise a disposizione quattro castelli disabitati nei dintorni di Praga, Štiřín, Olešovice, Lojovice e Kamenice, dove tra il maggio del 1945 e il maggio del 1947 furono accolti oltre 800 bambini. Bambini ebraici, usciti pelle ed ossa da campi di concentramento nazisti, e bambini tedeschi che in campi cechi furono insultati come figli di nazisti e dovettero temere per la loro incolumità. Quando il regime comunista della Repubblica Ceca gli rese difficile, se non impossibile, il suo operare, si rifiugiò all'inizio degli anni Cinquanta in Germania. In un campo di profughi nei pressi di Norimberga si occupò, come predicatore laico, di altri profughi, per poi andare in Svizzera dove morì nel 1976: un "giusto tra i popoli", come gli rese onore lo Stato d'Israele.

Ma Pittner non si dedicò solo ai bambini. Si oppose al clima anti-tedesco che si diffuse dopo la guerra in Repubblica Ceca e addirittura criticò le violenze commesse dai Cechi nei confronti dei Tedeschi, paragonando i campi di raccolta cechi ai campi di concentramento nazisti. Nello stesso tempo prese contatti con Tedeschi espulsi dalla Boemia e chiese loro – molto prima delle strette di mano tra politici tedeschi e cechi – di perdonare: un tema tuttora di grande attualità. 

Amore del prossimo e coraggio: è augurabile che queste caratteristiche di Přemysl Pitters vengano insegnato e spiegato anche ai bambini cechi di oggi. E che soprattutto i maestri della scuola elementare di Mýto nei pressi di Rokycany, dove si trova la targa di ricordo per questo umanista ceco, sappiano sfruttare l'occasione per parlarne ai loro scolari.



La targa di ricordo per Přemysl Pitter installata a  Mýto

venerdì 3 luglio 2015

Mostra su Jan Hus anche a Pilsen/Plzeň

"Nel 1415 e 600 anni dopo"
Dall'alto del piedistallo, avvolto da nubi scure, volge la schiena alla chiesa. Ostentatamente. Ostentatamente e provocante? Certamente non era stato questo l'atteggiamento assunto da Mistr Jan Hus – il monumento, infatti, è dedicato a lui – nei confronti della Chiesa.
Il monumento a Jan Hus a Radnice, eretto nel 1921
La chiesa barocca di San Venceslao si innalza nella piazza principale di Radnice, cittadina della Boemia occidentale ad una ventina di chilometri a nordest da Pilsen/Plzeň. E già nel 1921, dunque poco tempo dopo la disintegrazione della Monarchia asburgica e la fondazione della prima Repubblica cecoslovacca, i cittadini di Radnice donarono i soldi per l'erezione del monumento a Jan Hus. Infatti, il predicatore e riformatore ceco, nato verso il 1369, nell'Ottocento e nel Novecento era assurto a simbolo dei Cechi contrari ad ogni dominio straniero e retti da una forte coscienza nazionale. Ed anche questo, probabilmente, non sarebbe stato nelle intenzioni di Jan Hus. E' vero, predicava in lingua ceca e criticava aspramente i mali della Chiesa i cui più alti dignitari erano in prevalenza tedeschi. Inoltre, nel trattato "De orthographia bohemica" attribuito a lui, aveva introdotto – per la disperazione di tutti coloro che imparano il ceco – i segni diacritici sulle lettere ceche.

A circa cent'anni prima di Martino Lutero, Jan Hus voleva soprattutto rimodernare e migliorare la Chiesa diventata pesante per l'età, immobile e moralmente non ineccebile. Con queste sue azioni e proposte finì negli ingranaggi tra papi e antipapi, tra Chiesa e Re, tanto che il 6 luglio 1415, durante il Concilio di Costanza, fu condannato al rogo.

Jan Hus sul rogo, dalla Spiezer Chronik pubblicata nel 1484(85

Già negli anni Venti del XX secolo, il 6 di luglio fu dichiarato festa nazionale della Repubblica cecoslovacca, denominata Den upálení mistra Jana Husa, il "Giorno della morte sul rogo di Jan Hus". Il 600° anniversario della morte del teologo cristiano viene ricordato, nel 2015, con conferenze, mostre, congressi, rappresentazioni teatrali, riprese cinematografiche e quant'altro ci si possa inventare per una tale occasione.

Anche a Pilsen/Plzeň viene presentato una mostra su Jan Hus, una mostra itinerante curata dai Musei di Costanza e di Tábor. Fino al 31 luglio, nel Museo di arte sacra – ubicato nell'ex convento francescano – si possono vedere 14 pannelli che spiegano l'ambiente storico e la vita e l'opera di Jan Hus. La mostra è stata integrata da oggetti provenienti dal Museo della Boemia occidentale di Pilsen/Plzeň.
Il chiostro gotico dell'ex convento dei francescani, oggi sede del Museo di arte sacra e fino alla fine di luglio scenario della mostra su Jan Hus
 
 La mostra, tutta da vedere, presenta anche un fatto curioso. Nel 1922 la città di Costanza, dove Jan Hus era stato messo al rogo, emise moneta provvisoria in vari valori. Sulla banconota di 100 marchi si legge una rima che recita (tradotto a senso): "Oh Hus, oggi per la tua dottrina di fede non verresti più messo al rogo perché, a causa di usure e inganni, la legna da ardere è diventata troppo costosa." Un avvenimento storico può essere sfruttato in tanti modi!

Il 600° anniversario della morte di Jan Hus viene ricordato in tutto il mondo, da tante religioni. Ma fino ad oggi la chiesa cattolica non si è ancora decisa di avviare una causa di riabilitazione del riformatore messo al rogo come eretico. Tuttavia si possono notare i primi segni di un cambiamento: poco tempo fa Papa Francesco ha celebrato a Roma, assieme a rappresentanti religiosi provenienti dalla Repubblica Ceca, una liturgia di riconciliazione. Vi era presente anche il vescovo di Pilsen/Plzeň, František Radkovský. Sembra che questo prelato abbia un ruolo non marginale nel processo verso un giudizio più giusto di Jan Hus.
Chissà se il Jan Hus del monumento di Radnice potrà presto volgersi verso la chiesa (di San Venceslao)? 
Questo monumento a Jan Hus eretto nel villaggio di Klášter, vicino alla cittadina di Nepomuk, ricorda l'anno 1925 quando il 6 luglio fu dichiarato festa nazionale.
  
Ancora un'osservazione:
Sullo stendardo dei presidenti della repubblica cechi si trovano dai tempi di Tomáš Garrigue Masaryk (che fu presidente cecoslovacco dal 1918 al 1935) le seguenti parole di Jan Hus:
"Pravda vítězí" – "La verità vincerà". Solo che la citazione non è completa. In realtà Hus aveva scritto: "Pravda Páně vítězí" – "La verità del Signore vincerà": Ma questo "Signore", in Repubblica Ceca, viene spesso e volentieri estromesso dalla vita pubblica e privata.

(Západočeské muzeum v Plzni / Muzeum církevního umění plzeňské diecéze – Museo della Boemia Occidentale di Pilsen/Plzeň / Museo di arte sacra della Diocesi di Pilsen/Plzeň)