domenica 27 settembre 2015

Un monumento della natura nei dintorni di Pilsen/Plzeň

Il pulpito del diavolo nei pressi di Radčice
Dipinti astratti? Rilievi di arte moderna? Dimentichiamo troppo spesso che la natura è molto più ricca e molto più fantasiosa dell'immaginario di noi uomini.

Pilsen/Plzeň può vantare architetture di sette secoli, una lunga storia da città commerciale lungo la "strada d'oro" tra Norimberga e Praga, un'enorme piazza centrale, una piccola cattedrale e moderne "fabbriche di cultura" lanciate verso il futuro. Ma la città possiede anche interessanti fenomeni naturali. Che purtroppo vengono spesso ignorati dai turisti e non trovano la giusta attenzione neppure da parte degli abitanti locali.
Una formazione geologica singolare si trova sul territorio cittadino, lungo la strada che porta nel sobborgo di  Radčice. E' la Čertova kazatelna, il "pulpito del diavolo". Le forme strane della natura hanno da sempre suscitato la fantasia degli uomini e le hanno ispirato anche dei nomi curiosi.

La Mže, uno dei cinqui fiumi che attraversano e circondano la città, in un lavoro durissimo di migliaia di anni ha eroso e scavato degli strati di pietra arenaria, formatisi circa 300 milioni di anni fa, durante il carbonio. La parete rocciosa alta fino a 22 metri che sembra modellata da uno scultore gigante presenta forme incredibili e colori sempre diversi secondo la luce del giorno: un esempio per architetti, designer e pittori di oggi.

Qui segue una serie di fotografie di questa přírodní památka, uno straordinario monumento naturale in margine alla città da 170.000 abitanti:








mercoledì 5 agosto 2015

Un filo verso le linee aeree


Dal deposito per gli bus al DEPO per la cultura 
"Il vecchio deposito per i bus era insufficiente e così poteva nascere il nuovo DEPO." Sembra un'affermazione senza senso, un gioco di parole incomprensibile, ma è un fatto. Riferito da un top manager che se ne intende: infatti Marek Herbst è generální ředitel – direttore generale – dello Škoda City Service di Pilsen/Plzeň. Sa tutto sui servizi di trasporto pubblico, su tram e filobus, binari e linee areee e racconta con entusiasmo contagioso del nuovo deposito dei bus di città e della sua storia.
Marek Herbst, direttore generale dello Škoda City Service, davanti al nuovo deposito per gli autobus a Pilsen/Plzeň

Se mi sono dimenticata di scrivere di Pilsen/Plzeň capitale europea della cultura 2015? No, assolutamente no. Perché senza il nuovo polo tecnologicamente all'avanguardia del deposito per gli bus non potrebbe esistere il DEPO2015, un'officina della cultura e dell'arte che in pochissimno tempo si è evoluta in un luogo d'incontro per artisti e una nuova tappa s'obbligo durante le visite turistiche al capoluogo della Boemia occidentale.
Non ancora rinnovato: un'immagine del nuovo DEPO2015 per la cultura
Fino al 2014 tutti gli autobus circolanti a Pilsen/Plzeň furono parcheggiati, mantenuti, controllati e riparati nel deposito sulla rive della Radbuza. Ma gli spazi erano diventati insufficienti, le rimesse troppo vecchie e non più rispondenti alle odierne norme di sicurezza. Dunque bisogna traslocare. Su un'area di oltre 114.000 metri quadri ricavata negli stabilimenti della Škoda. Si demoliscono vecchi capannoni per costruirne dei nuovi. Con tecnologie avanzate. Il trasloco vero e proprio dal vecchio al nuovo deposito avviene in poche ore, non ci devono essere interruzioni nei trasporti pubblici della città. Tutto si compie in un lasso brevissimo di tempo, come tante cose qui a Pilsen/Plzeň vengono progettate e organizzate in poco tempo.

Un moderno filobus esce dal capannone del nuovo deposito.
Un autobus d'epoca nella rimessa
Anche il DEPO2015 nasce in pochissimo tempo. Ma non dal nulla. Infatti vi sono ancora i capannoni e le aree esterne. Che però devono essere adattati alle esigenze di una nuova fabbrica della cultura. Sempre in pochissimo tempo. L'anno 2015, in cui la città sarà capitale europea della cultura, è alle porte quando i lavori di ristrutturazione iniziano nel settembre del 2014. E nella primavera del 2015 il DEPO è pronto per essere inaugurato.


Riconvertito: da deposito per gli autobus a DEPO per la cultura
Le strutture del DEPO rivelano ancora l'uso passato come deposito per bus.

"reSTART" è l'eloquente titolo della mostra di Čestmír Suška che presenta le sue gigantesche costruzioni in metallo fino alle fine del 2015 all'esterno e all'interno del DEPO.

Il nuovo deposito per gli autobus con i suoi impianti avveniristici è oggi l'orgoglio del servizio cittadino di trasporto pubblico ("Il deposito è concepito per i prossimi 30 anni", commenta il direttore Marek Herbst) – come il DEPO2015 è l'orgoglio della capitale europea della cultura: mostre d'arte, convegni, presentazioni di libri, spettacoli di danza e workshops attirano soprattutto un pubblico giovane, rimasto giovane e intelligente.

Ma ritorniamo ancora al servizio di trasporto pubblico. Oltre ai 230 autobus circolano in città anche circa 120 tram, questi tram perlopiù gialli che sostengono quasi la metà del trasporto di persone e che sono un elemento caratteristico di strade e piazze cittadine. Così siamo arrivati ad un'altra bella storia.

Uno dei 120 tram che circolano nel centro di Pilsen/Plzeň

František Křižík, un tecnico, inventore e imprenditore industriale ceco, era nato nel 1847 a Plánice, cittadina non lontana da Pilsen/Plzeň. Nel 1880 giunse nel capoluogo della Boemia occidentale per testare qui una lampada elettrica ad arco inventata da lui (nota come lampada di Křižík). Fu impiegata per l'illuminazione del palcoscenico del Grande Teatro e dei capannoni della cartiera Piette, oggi abbandonata (ma con il nome di Papírna Plzsarà anch'essa trasformata in una fabbrica di cultura).

Quando verso la fine dell'Ottocento, in seguito alla crescente industrializzazione, anche la popolazione di Pilsen/Plzeň aumentò in modo significativo la città doveva trovare più efficaci sistemi di trasporto per le persone. In altre città circolavano già dei tram – perché non pensare di impiegarli anche a Pilsen/Plzeň? L'uomo più adatto per trovare una soluzione per questo problema era certamente František Křižík che, chiamato in città, progettò i primi tram. E il giorno 29 giugno del 1899 poté venir inaugurato il primo servizio di linea con tram, con 20 motrici che servivano tre linea. Per la città una data memorabile.
František Křižík attorno al 1902, all'età di 55 anni, quando aveva già realizzato il servizio di trasporto pubblico con tram a Pilsen/Plzeň

In onore di questo pioniere del trasporto su rotaia è stato eretto a Pilsen/Plzeň un monumento, nel parco di Křižíkovy sady. Ma pochi passanti lo osservano. Chi conosce oggi questo figlio di un sarto di Plánice, diventato un celebre imprenditore e inventore, celebrato dai suoi contemporanei come l'"Edison ceco"?

Io mi interesso a lui. O meglio: mi interesso a tram e filobus. Detto ancora meglio: a linee aeree. I miei amici e conoscenti mi prendono in giro per questa mia passione. Ho cercato a lungo per trovare un testo che accompagnasse le foto su questo tema. Eccolo qui. Un inno di lode per il deposito avanguardistico dei bus, per František Křižík realizzatore del servizio di tram e per il dinamico DEPO2015. Mi danno la possibilità di mostrare finalmente alcune delle mie fotografie delle linee aeree di Pilsen/Plzeň. Io le trovo irresistibili. Le linee, non le mie foto.

E con questo cielo grigio mi congedo temporaneamente, di umore grigio, da Pilsen/Plzeň e dai miei lettori.

Ma tra un mese ritornerò. A  Pilsen/Plzeň e nel mio blog. Na shledanou!

 

martedì 4 agosto 2015

Antonín Kolář

Il professore del ginnasio-liceo Masaryk è una miniera di informazioni

E' un internet vivente. Tu immetti una parola e lui arriva con tre, dieci, 20 risposte. Ebrei? Ci sono cimiteri ebraici a Spálené Pořičí e a Poběžovice, a Radnice, a Švihov e in molte altre località. Rom? Dobrá Voda, un villaggio abitato da Rom, ma lei non dovrebbe andarci da sola perché sono diffidenti e così non arriverà ad avere contatti. Ma io ho un'amica... Villaggi tedeschi abbandonati o spariti? Il più noto è Výškovice, ma ve ne sono in tutto il territorio di confine verso la Baviera. Anche Pivoň con l'ex convento agostiniano. Potrebbe provare di scavalcare un'apertura e introdurvisi, ma è pericoloso.


Antonín Kolář nel Café Regner

Antonín Kolář non si ferma più quando gli si domanda qualche cosa riguardante la città di Pilsen/Plzeň e tutta la Boemia occidentale. Una vera miniera quando si è alla ricerca di notizie, informazioni e idee. Ma anche un professore di liceo intelligente e colto che insegna storia e ceco presso il rinomato ginnasio-liceo Masaryk a Pilsen/Plzeň.


Per il nostro primo incontro ci eravamo dati appuntamento accanto all'"Andĕl", cioè alla fontana dell'"Angelo" che – assieme alle due fontane del "Cammello" e del "Levriero" – dà un'impronta moderna all'antica piazza centrale Náměstí Republiky nel centro di Pilsen/Plzeň. A me piace questa nota contemporanea, ma non tutti gli abitanti di Pilsen/Plzeň amano queste nuove fontane dalle forme astratte. 

Al telefono si era annunciato come un "uomo vecchio, dai lunghi capelli". Quasi volevo rivolgermi ad un signore anziano che corrispondeva a questa descrizione. Ma poi arrivò Antonín Kolář, in bicicletta. Cappellone sì, ma giovane, di bell'aspetto e con un largo sorriso.

Andammo al Café Regner, al primo piano di un palazzo in Bezručova. Io con il mio cane Zampa, ormai famoso in tutta la città, lui con la sua bici che portò a peso fino al primo piano per poi chiuderla con il lucchetto ad un termosifone. Da Natale, mi raccontò, gli avevano rubato tre biciclette. Così adesso era diventato più prudente. Lui, un appassionato ciclista che critica l'amministrazione cittadina perché, secondo lui, non ha comprensione per i ciclisti. In Germania ci sono piste ciclabili dappertutto, aggiunge, qui a Pilsen/Plzeň i ciclisti devono fermarsi ad ogni incrocio.


Antonín Kolář con la sua amata bici

Al tavolino accanto a noi erano sedute alcune ragazze. "Sono le mie studentesse", commentò. E si capiva dai loro sguardi quanto venerano il loro professore dall'atteggiamento così poco professorale. Evidentemente riesce a trasmettere alle sue allieve il suo proprio entusiasmo e di contagiarle con la sua curiosità e la sete di sapere. E io sono certa di una cosa: come chiede il massimo a sé stesso, pretende molto anche da loro.

Dal suo voler sapere sono nati dei testi scritti dalle sue studentesse. Verranno posti (ma solo in tedesco e in ceco) nel mio blog, mentre io nel mese di agosto respiro l'aria di casa, in Italia, prima di ritornare in settembre a Pilsen/Plzeň. Sono testi improntati dalla "scuola" di Antonín, dalle sue conoscenze storiche, il suo interesse umano, la sua sensibilità anche per problemi delicati, la sua comprensione per Altri ed emarginati.

Pochi giorni dopo il nostro primo incontro ricevetti una mail da Antonín Kolář: "... invitarla ad una escursione con i miei studenti e prestarle il sacco a pelo e quant'altro serve. Così conoscerà la nostra tipica cultura del vivere all'aperto!" Il tempo volse in brutto e il gruppo non partì. E a me, una donna di 75 anni, fu risparmiato il primo pernottamento della mia vita in tenda e sacco a pelo, all'aperto. Ne ero contenta e dispiaciuta nello stesso tempo. Ma io so una cosa: Antonín Kolář è un "chodo". E gli "chodi" – lo sanno tutti qui in Boemia occidentale – sono tenaci e testardi (nota: I "chodi" formano un proprio gruppo etnico di lingua ceca che fin dal medioevo, dovendo sorvegliare il confine verso la Baviera, godettero di privilegi e diritti particolari.) Per cui alla prima occasione ritornerà alla sua offerta. Ma intanto al momento sta viaggiando per qualche selvaggia regione di montagna in Asia centrale, quando ritornerà a Pilsen/Plzeň inizierà il nuovo anno scolastico e poi, alla fine di settembre, me ne andrò io da Pilsen/Plzeň. Definitivamente. A malincuore. E chissà quando mi si offrirà un'altra occasione per un pernottamento in tenda all'aperto?

Camminata a Plöß/Pleš

Minestra all'aneto nel paese che non c'è più

Era da tanto che non mangiavo un piatto così gustoso. Ostriche francesi? Risotto italiano ai tartufi? Paella spagnola? No, niente affatto, nessuna specialità della cucina internazionale. Semplicemente una koprová polévka, una minestra boema all'aneto con funghi e patate. E da bere una birra. Finalmente una birra boema. Per una volta non dovevo mettermi subito al volante.

Leccornie boeme: minestra all'aneto e birra

Dove ho mangiato questa prelibatezza? Nella Hostinec na Pleši, la "Trattoria nei pressi di Pleš". E dove si trova? Veramente da nessuna parte. Perché il villaggio nei cui pressi si dovrebbe trovare la trattoria non esiste più. Come si può leggere su un cartellone nel fitto bosco, si tratta di un zaniklá obec, un "paese sparito". Come lo sono Jánska Huť/Johanneshütte, Stráská Huť/Strasshütten, Václav/Wenzelsdorf, Rabov/Rappauf e Mostek/Schwanenbrück. Tutti nelle immediate vicinanze, in un raggio di pochi chilometri, tanto che si potrebbero raggiungere facilmente con una camminata di alcune ore. Però sono tutti scomparsi, abbandonati nel 1945 dagli ex abitanti tedeschi e poi, dopo il 1950, demoliti dal regime comunista della Cecoslovacchia e rasi al suolo. Il motivo? Si trovavano in una striscia di terra vicina al confine, larga anche alcuni chilometri, chiusa da recinti e torri di guardia e controllata dai militari dove nessuno aveva il permesso di entrare né tanto meno di abitare. Località cancellate dalle carte geografiche, con appena un accenno su una Turistická mapa, una carta escursionistica in scala 1:50 000.

Una targa nel bosco al posto di un villaggio di mille abitanti
Perché mi interessano villaggi spariti, località che non esistono più? All'inizio degli anni Venti del Novecento, un mio zio era sacerdote a Plöß. Solo per pochi mesi, è vero, dall'ottobre del 1921 al luglio del 1922. Ma per me un valido motivo per guardarmi attorno nel paese che non c'è più.

Ho fatto una camminata partendo dal confine, da Friedrichshäng in Germania, una frazione di poche case nei pressi di Schönsee. Una mezz'ora abbondante su un sentiero piano e comodo, attraverso radi boschi e passando vicina ad ampi pascoli di mucche (dunque qualcuno ci vive ancora nelle vicinanze). Ho camminato fino alla trattoria "Na Pleši". E fino alla minestra all'aneto come l'avevo mangiata tante volte da bambina. Forse mi piaceva per questo. Ricordi d'infanzia, di piatti dipinti in ceramica, di profumi da cucina, di cibi semplici.

Oggi Pleš è un luogo abbandonato. Quando mio zio Adolf Rudy, giovane prete di 26 anni, vi faceva le veci del parroco, il villaggio era un noto e ben frequentato luogo di villeggiatura. Molta gente vi saliva da Praga per passare le vacanze in questa località abitata in prevalenza da tedeschi, fermandosi in uno dei tre alberghi. Il più elegante era il "Gasthaus Flor". A ricordo di questa locanda fu collocata una croce di ferro, qualcuno vi ha messo davanti dei ceri, come su una tomba,

Ceri a ricordo dell'albergo "Flor"

un'altra croce ricorda la chiesa del paese dove mio zio fu sacerdote,

A destra, accanto all'albero, la croce a ricordo della chiesa del villaggio di Plöß

e un albero mantiene vivo la memoria di un ex abitante del paese, un certo "Hebammer" che in realtà si chiamava Thomas Drachsler e viveva al numero civico 28. La sua casa si trovava lungo la strada principale del villaggio che all'inizio della Seconda Guerra Mondiale vantava ancora circa mille abitanti, probabilmente il più grande dei paesi spariti qui nella Boemia occidentale.

Un albero a memoria della casa abitata da un certo "Hebammer"

E la canonica? Dove si trovava? Certamente vicina alla chiesa. Forse qui?
 

Oppure qui?


Da quali case provengono le pietre, accumulate accanto alla trattoria "Hostinec na Pleši" da formare una specie di muretto della memoria?

E queste?



Le fondamenta della chiesa del cimitero sono state risistemate, con un robusto tavolo in pietra per celebrazioni liturgiche, il cimitero accanto, dai molti nomi tedeschi sulle croci, appare ordinato e ripulito.

Le fondamenta della chiesa cimiteriale di San Giovanni Battista a Plöß/Pleš

Dappertutto crescono bellissimi fiori ed erbe, quasi volessero ammantare questo luogo abbandonato e renderlo meno triste (e se a suo tempo fossi stata più attenta durante le lezioni di botanica saprei oggi anche i loro nomi):
 





Ma la nostalgia rimane. Nonostante birra e minestra all'aneto.


sabato 1 agosto 2015

Lavori in corso per la cultura

Pilsen/Plzeň non si riposa sugli allori
Pilsen/Plzeň è sempre in fermento. Naturalmente: é la città della birra famosa in tutto il mondo. Ma anche la scena culturale è in grande fermento, fin dall'apertura dell'anno come capitale europea della cultura. Però molto encomiabile è il fatto che la città capoluogo della Boemia occidentale non si riposa sugli allori conquistati con un calendario ricco e interessante di manifestazioni nei campi dell'arte, del teatro, della musica e della letteratura. Sebbene il primo tempo della "partita" sia già giocato, la città continua a sfornare nuovi progetti.
Vediamo, per esempio, gli arredamenti interni disegnati da Adolf Loos. Ne avevo già parlato due volte: una volta con disapprovazione nei confronti della persona e della vita privata di Loos, la seconda volta piena di entusiasmo e di rispetto per l'opera di questo architetto e designer boemo-austriaco, ma anche con tristezza per il destino di molti dei suoi committenti ebraici.

Qui ritorno un'altra volta su Adolf Loos. Attualmente, il Museo della Boemia Occidentale sta restaurando un'abitazione posta su due piani in una villa di Klatovská třída no. 110. La casa – esternamente (ancora) poco appariscente come tutti gli edifici in cui si trovano appartamenti progettati da Adolf Loos – era stata costruita negli anni Venti del secolo scorso per funzionari della Ṧkoda, ma acquistata nel 1932 da Oskar e Jana Semler (una famiglia ebraica di imprenditori che ruiscì a salvarsi dall'olocausto lasciando in tempo la Cecoslovacchia). I Semler incaricarono Loos con la progettazione dell'appartamento che, tuttavia, fu realizzato prevalentemente dal suo collaboratore Heinrich Kulka (Loos morì nel 1933).
L'appartamento diventerà un nuovo polo di attrazione turistica (è in programma l'istituzione di un centro di documentazione dell'architettura a Pilsen/Plzeň dall'Ottocento ai giorni nostri). Ma attualmente ci sono ancora lavori in corso. Però proprio per il fatto della provvisorietà e del non essere ancora finito trasmette forte emozioni: lo smalto in parte rovinato dei mobili originali, i vecchi radiatori tinteggiati in rosso e giallo (i colori preferiti di Loos) ma non ancora allacciati, le maniglie non ancora pulite dei cassetti e gli armadi e le credenze, i pavimenti e i rivestimenti lignei delle pareti ancora da sistemare – tutto questo dà la sensazione del vissuto come non lo comunicano più gli altri appartamenti tirati a lucido che si possono visitare. I nuovi ed ampi spazi della villa dovrebbero essere visitabile fin dal prossimo mese di ottobre. E considerando l'efficienza che Pilsen/Plzeň ha dimostrato fino adesso, c'è da crederci.
L'esterno della villa Semler in Klatovská třída no. 110
Jan Brčák ci conduce attraverso l'appartamento progettato da Adolf Loos.
Adolf Loos amava radiatori tinteggiati in colori vivi...
... materiali nobili e linee semplici.
Condutture originali per l'acqua calda in uno dei bagni
Le bellissime maniglie in vetro di una credenza leggermente consunta

 Tereza Svášková e Jan Brčák si riflettono nello specchio della toletta.
E qui un ritratto di Tereza Svášková, mia fedele accompagnatrice
Poi "Moving Station", l'ex stazione ferroviaria "Plzeň Jižní předměstí" (letteralmente: Plzeň periferia sud) come fabbrica di cultura. Fin dalla sua costruzione negli anni 1903/1904 fu un importante scalo delle linee ferroviarie Vienna–Eger/Cheb e Praga/Praha–Furth im Wald, percorse durante la monarchia asburgica da molti treni.
Con gli anni però la stazione fu trascurata, come anche il suo pendant costruito subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Alcuni anni fa fu resuscitata dall'associazione culturale "Johancentrum" che la usò come spazio per manifestazioni sperimentali di teatro e di danza. Ora viene ristrutturata e rinovata, con grande impegno di denaro e l'uso di moderne technologie.
Avevo conosciuto Petr Beránek, il direttore tecnico del progetto, avvicinandolo nel bistrot Inkognito (che amo molto) per un'informazione. In quell'occasione mi aveva dato un flyer pubblicitario: "SPLNĚNÝ SEN – Moving Station se proměňuje" (Un sogno si realizza – Moving Station si trasforma). Trovavo l'impresa molto interessante e alcuni giorni fa Petr mi condusse nel cantiere: passaggi provvisori formati da assi di legno, scalini traballanti, dappertutto teloni in plastica, odore di polvere e cemento e colore. Molto è già pronto, la sala centrale Dvorana, posta su due piani, impressiona già ora con le sue moderne strutture in acciaio e cemento. Vi era grande fermento. Infatti, l'inaugurazione ufficiale di questo nuovo palcoscenico per teatro e danza, convegni ed esposizioni è fissata per il 12 settembre. „Grand opening“ – come Petr Beránek mi scrisse in una mail. Ma Pilsen/Plzeň ce la farà. Anche questa volta.

Petr Beránek, direttore tecnico di "Moving Station"

Qui di seguito alcune immagini dei lavori di restauro e di ristrutturazione dell-ex stazione ferroviaria periferia sud di Pilsen/Plzeň, dove il tradizionale e il moderno si equilibriano in modo perfetto:
 







Il mio cane Zampa sembra dimostrare maggiore interesse per i pantaloni rossi, molto chic di Petr Beránek che non per le piastrelle, lavorate artigianalmente e molto costose, con le quali saranno rivestiti i pavimenti.