lunedì 1 giugno 2015

Il festival Rom "Khamoro"


Una giovane donna Rom
 
 I Rom rimangono tra di loro
Quando si esibiscono sul palco vengono celebrati e ricoperti di applausi: per le loro belle voci, per i virtuosismi nel suonare chitarre e violini, per la loro musica che viene dal profondo dell'anima e tocca le anime. Non poteva essere diversamente neppure qui a Pilsen/Plzeň, durante i tre giorni del Festival Rom "Khamoro". Era iniziato chiassoso e colorato, con esibizioni musicali improvvisati e workshop di pitture e gioielli nel parco davanti alla Měšťanská beseda ...
 




... ed era terminato a vivaci colori e con musica gipsy della migliore tradizione, con spettacoli di Angelo Debarre & Marius Apostol dalla Francia, la Mahala Rai Banda dalla Romania, il gruppo Ilo dalla Russia e la band ceca Kale che accompagnava la cantante folk-pop  Věrá Bílá, chiamata anche la "Queen of Romany".I Rom e i loro rappresentanti furono fotografati, filmati e intervistati.
Il Gruppo russo Ilo durante la prova generale sulla piazza principale di Pilsen/Plzeň
Rom davanti alle telecamere
Per alcune ora, il centro cittadino apparteneva alle famiglie Rom, dalla pelle scura e dai tanti bambini. E tutti si sentivano toccati dall'entusiasmo e dall'ammirazione per gli artisti Rom sul palco. Per questo popolo Rom, fiero, enigmatico eppure tanto "normale".
Nel frattempo i Rom che costituivano buona parte dell'affascinato pubblico sono ritornati a casa. Gli cikány di sempre sono rientrati nelle loro case popolari perché solo pochi di loro trovano lavoro e quindi solo pochi di loro si possono permettere una casa magari più bella sul libero mercato. Ma forse sono più contenti così. Almeno sono tra di loro e nessuno si lamenta se la musica è un po' troppo alta e nelle feste si fanno fumose grigliate.

Come se avesse già vissuto mille anni di dolore...
Anche due giorni fa, durante l'"Evropský den sousedů", erano tra di loro. Il Husovo náměstí vicino alle fabbriche Škoda era una delle piazze destinate ai festeggiamenti in occasione della "Giornata europea del vicinato". La Piazza Hus si trova in un quartiere abitato in prevalenza da Rom, per non dire in un ghetto Rom. Certo, non vi sono rinchiusi come in un ghetto vero, possono andare e venire come e quando vogliono. Tuttavia rimangono esclusi dalla "normale" società di Pilsen/Plzeň, dalla vita "normale".
Oltre agli organizzatori ero una delle poche "bianche" venute a questa festa del buon vicinato e della comprensione reciproca. Le madri e le nonne Rom seguivano con orgoglio le prime esibizioni di figlie e nipoti, i padri e i nonni Rom sorvegliavano con occhio critico i primi tentativi nel campo del pugilato di figli e nipoti. Le donne erano sedute in cerchio, gli uomini stavano in piedi nel parco, in piccoli gruppi. E tutti si divertivano.
Lo sport come possibilità di ascesa sociale
 
L'unico fattore di disturbo ero forse io. Ma quando si accorsero che comprendevo il Romanes smettevano di guardarmi con sospetto. Però non era possibile avviare un vero dialogo. No, per i Rom non c'è lavoro, molte persone vivono insieme in appartamenti piccoli: un giovane Rom, parlando con me, non si sbottonava più di tanto.

Tre generazioni di donne Rom
 
Vorrei citare alcune cifre di una recente indagine condotta in Repubblica Ceca. La percentuale delle persone che si sono dichiarate favorevoli affinché tutte le minoranze possano vivere secondo la loro cultura e le loro tradizioni, in un solo anno è scesa dai 46 ai 31 punti. In altre parole: più di due terzi della popolazione ceca vorrebbe vietare ai Rom di vivere da popolo con una propria storia, una propria cultura e delle proprie tradizioni.
E gli altri, quel 30 percento dei Cechi? Forse volevano dimostrarsi solo tolleranti davanti all'intervistatore dell'indagine. Ma ho dei forti dubbi che accetterebbero un Rom come (buon) vicino.


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