domenica 5 aprile 2015

Conversione

 

Dal vino alla birra

E intanto io, appassionata bevitrice di vino, mi esercito nel bere birra. Intanto – cioè prima di partire per Pilsen/Plzeň 2015. Sarebbe certamente un’offesa nei confronti della Capitale Europea della Cultura 2015 se la “cronista cittadina Pilsen/Plzeň“, appena eletta tale dal Deutsches Kulturforum östliches Europa di Potsdam, si svelasse a Pilsen/Plzeň, conosciuta in tutto il mondo come “città della birra“, un’amante della bevanda di bacco.

Così, prima della mia partenza dal Trentino, mia seconda patria, per la Boemia, mia prima patria, mi esercito nel bere birra. E inoltre mi informo sulle varie varietà di birra, soprattutto naturalmente sul Pilsner Urquell, la Plzeňský Prazdroj, una birra a bassa fermentazione che ha portato il nome di Pilsen/Plzeň in tutto il mondo. Però l’appellativo di “Pilsen, città della birra“ dà un’immagine troppo riduttiva di questa città della Boemia occidentale. Perché Pilsen/Plzeň, Capitale Europea della Cultura 2015, è più della sua birra.

Raccolgo notizie sulle minoranze – Tedeschi, Ebrei, Rom – che vivevano e/o vivono tuttora a Pilsen/Plzeň, sui villaggi abbandonati nel 1945 dopo l’espulsione della popolazione tedesca e ora in parte spariti, sugli arredamenti interni di abitazioni progettati dall’architetto Adolf Loos (1870–1933) a Pilsen/Plzeň, città natale della terza moglie Claire Beck/Klará Becková. Mi informo sul “Nové divadlo”, il “Nuovo Teatro”, aperto pochi mesi fa e notevole per la sua originale architettura, che darà nuovo impulso alla già vivace vita teatrale della città, su Jiří Trnka (1912–1969), l’indimenticabile creatore di film di animazione a cui Pilsen/Plzeň, sua città natale, dedica una grande mostra.

Ora mi accorgo che ho dimenticato di presentarmi. Sono nata nel 1940 come Wolftraud Schreiber a Trautenau/Trutnov, cittadina della Boemia nordorientale, ed espulsa l’8 giugno 1945 dalla mia patria boema. Ho poi vissuto in un paesino della Bassa Sassonia (Germania), a Monaco di Baviera e a Roma, ho lavorato come giornalista presso un giornale di Norimberga, per trasferirmi nel 1964 in Italia, per l’esattezza nel Trentino. Sulle montagne della Valsugana che mi circondano oggi, mio padre ha combattuto, durante la Prima Guerra Mondiale, come soldato austroungarico. E io ritorno ora nella mia patria boema. Così si chiude un cerchio.

A Pilsen/Plzeň abiterò in una casetta nella Sady 5. května. Il nome della via ricorda il 5 maggio 1945 quando le truppe americane liberarono Pilsen/Plzeň dall’occupazione tedesca. Un mese prima della mia espulsione dalla Boemia.

A Pilsen/Plzeň mi guarderò attorno, parlerò con la gente, scriverò delle tante, importanti manifestazioni culturali che daranno alla città nuovo lustro e nuova fama. Ma scriverò anche di incontri quotidiani, forse con una contadina che vende il suo formaggio di capra al mercato sulla grande, grandissima piazza Náměstí Republiky, con l’oste di una birreria che mi servirà una birra appena spillata e spumeggiante. E allora “Na zdraví!”

E questa sono io: un doppio ritratto, io con me stessa in braccio. Io oggi in Italia e io 73 anni fa in Boemia, una bambina ritrosa di due anni in una fotografia dell'estate 1942




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