domenica 5 aprile 2015

Peccato! Škoda!

 
Di Rom e altri Altri

Peccato! Škoda! No, non penso allo stabilimento Škoda che, fondato nel 1859 a Pilsen/Plzeň, ha fornito al mondo locomotive, armi e automobili. No, veramente peccato. Škoda, come dicono i Cechi. Škoda che non sono riuscita ad arrivare a Pilsen/Plzeň prima di Pasqua. Il Deutsches Kulturforum östliches Europa, che recentemente mi ha nominata "cronista cittadina Pilsen 2015“, ha annunciato che avrei scritto i miei blog fin dall’inizio di aprile. E io li scrivo puntualmente. Solo non ancora da Pilsen/Plzeň, che dopo Pasqua diventerà per cinque mesi il mio domicilio, ma per il momento da Pergine Valsugana, mio domicilio abituale.
Škoda! Il festival internazionale di film documentari “Jeden svět/Un mondo“ sarà già terminato da un po’ quando arriverò a Pilsen/Plzeň, Capitale Europea della Cultura 2015. Veramente škoda perché quest’anno il filmfestival si è occupato della vita delle minoranze. Un tema che mi sta molto a cuore. Infatti a "minoranze ieri e oggi“ mi dedicherò durante il mio lavoro di "cronista cittadina“.
Nelle settimane e nei mesi che seguono vorrei incontrare dei Tedeschi che tuttora vivono a Pilsen/Plzeň e nelle vicinanze, vorrei parlare con Ebrei che dopo l’olocausto sono ritornati in città, vorrei incontrare dei Rom. Quest’ultimi, in Repubblica Ceca sono considerati la minoranza più difficile, più problematica. Infatti, gli "Altri“ incuriosiscono, ma mettono anche paura per l’incontro con l’ignoto.
Il film "Cesta ven“ del 2014, in cui il regista ceco Petr Václav parla di una coppia di giovani Rom che conduce – o meglio: vorrebbe condurre – una vita normale, ma si scontra da tutte le parti con pregiudizi ed emarginazione, ha ottenuto parecchi premi, in Repubblica Ceca come all’estero, i critici cinematografici lo hanno elogiato e incensato. Intellettuali e giornalisti impegnati si occupano delle ostilità nei confronti dei Rom. Ma nell’atteggiamento dei Cechi verso i Rom (e non solo dei Cechi: anche in Italia non tira un’aria diversa) non è cambiato niente. Vengono adorati e osannati quando si esibiscono come musicisti e artisti. Ma nella vita quotidiana rimangono dei "sporchi zingari“. Io ho il diritto di usare il termine di "zingaro“, altrimenti bandito dalla lingua italiana e sostituito eufemisticamente con "sinti“ e "rom“: da 30 anni sono la compagna di uno zingaro. Che è un noto artista. Olimpio Cari, un sinto italiano. E’ giunto alla pittura e all’arte in modo enigmatico e misterioso, dopo la visita, nella primavera del 1985, sulla tomba del pittore russo Marc Chagall appena morto.
Tutto questo, naturalmente, non c’entra con Pilsen/Plzeň. C’entra però con me. E dato che nei prossimi cinque mesi scriverò su questo sito i miei blog, ho voluto raccontare qualche cosa di me e della mia vita. E mostrare, qui sotto, alcune opere di Olimpio.

Castello mosaico, Foto Wolftraud de Concini

Carro di Tespi in montagna, Foto Matteo Lorenzi

Il fuoco, Foto Carla Festi

Drago, Foto Carla Festi


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