mercoledì 22 aprile 2015

“Dov'è la mia patria?"


Josef Kajetán Tyl ed altre storie
Oggi voglio raccontare un'altra storia – una storia che va oltre Pilsen/Plzeň e le sue molteplici manifestazioni messe in cantiere per festeggiare la Capitale Europa della cultura 2015. Ma è una storia che comincia a Pilsen/Plzeň.
 
Gli abitanti di Pilsen/Plzeň lo conoscono (quasi) tutti, almeno di nome e di fama. A Josef Kajetán Tyl è intitolato il "vecchio" Grande Teatro, una monumentale costruzione in stile neorinascimentale al margine del centro storico. L'edificio, probabilmente, sarebbe risultato meno imponente e fastoso se il concorso di idee, indetto verso la fine dell'Ottocento per un nuovo teatro a Pilsen/Plzeň, fosse stato vinto da Josef Hoffmann. Ma a questo architetto austriaco, nato nella cittadina boema di Pirnitz/Brtnice, fu preferito Antonín Balšánek: la vittoria andò non a Josef Hoffmann, incline ad uno stile semplice e senza fronzoli, bensì al ceco Antonín Balšánek, che puntava più su costruzioni imponenti, di rappresentanza. Fu solo una questione di stile? La scelta a favore di Balšánek non fu forse dettata anche da considerazioni nazionalistiche? Non bisogna infatti dimenticare che, nella seconda metà dell'Ottocento, le piccole nazioni immerse nel gigantesco calderone della monarchia asburgica cominciarono a rivendicare il diritto alla propria cultura e alle proprie tradizioni. E così fecero anche i boemi di lingua ceca.
Il monumento a Josef Kajetán Tyl davanti al Grande Teatro di Pilsen/Plzeň che porta il nome dell'attore e drammaturgo ceco
Comunque, il Grande Teatro di Pilsen/Plzeň fu inaugurato nel 1902, dopo soli tre anni di lavori. Con l'opera "Libuše" di Bedřich Smetana. Come 21 anni prima il Teatro Nazionale di Praga. E anche questo non fu certamente una scelta casuale. La principessa Libuše è considerata la leggendaria capostipite dei Premeslidi, dinastia che dominò cdurante il medioevo per 400 anni in Boemia, prima di dover cedere il potere ai Lussemburgo.
Il Grande Teatro Civico di Pilsen/Plzeň fu in seguito, come detto, intitolato a Josef Kajetán Tyl. Era morto nel 1865 in questa città boema, durante una tournée del suo gruppo teatrale. Aveva solo 48 anni, era povero e ammalato e padre di sei figli, due femmine e sei maschi (il settimo figlio nacque un mese dopo la sua morte). Dunque una storia del tutto normale? No, questa storia non è né normale né consueta. Ha infatti un background che non molti conoscono, ma che oggi farebbe la gioia della stampa scandalistica. Dopo alcuni anni di matrimonio con l'attrice Magdalena Forchheimová, Josef Kajetán Tyl si innamorò di Anna, sorella di Magdalena e 21 più giovane di questa. Tyl la accolse in famiglia. E il ménage à trois sembra abbia funzionato alla meglio: Magdalena non chiese il divorzio, mentre Josef Kajetán e sua cognata Anna continuarono a mettere al mondo dei figli: sette (in verità otto, calcolando anche uno nato morto) in dodici anni.
 
Josef Kajetán Tyl in una litografia ottocentesca
 
Sicuramente i Cechi, a quei tempi, si sarebbero scandalizzato molto di questa famiglia a tre – se Tyl, nel frattempo, non fosse assunto ad una figura simbolo della coscienza nazionale boema. Nel 1834, a Praga, fu presentato per la prima volta l'opera teatrale "Fidlovačka" (La festa dei calzolai) di Tyl, con la musica del compositore ceco František Škroup. Il lavoro teatrale non ebbe un gran successo. Ma una delle canzoni entrò, con la sua melodia cantabile e solenne, nel cuore dei Cechi: "Kde domov můj" – "Dov'è la mia patria?". Il canto in cui si parla di acque rumoreggianti e di boschi fruscianti e in cui la Boemia viene descritta come il paradiso terrestre, immediatamente dopo la fine della Prima Guerra Mondiale venne dichiarato inno nazionale della Repubblica Cecoslovacca appena costituita. E tuttora è l'inno ceco. Commovente e indimenticabile ne fu l'esecuzione durante i solenni funerali di stato dell'ex presidente ceco Václav Havel nel dicembre del 2011 nel duomo di San Vito a Praga.
 
Dunque gli abitanti non solo di Pilsen/Plzeň, ma di tutta la Repubblica Ceca conservano un'immagine molto seria, seriosa di Josef Kajetán Tyl – certamente non quella di un irrequieto attore girovago e un volubile rubacuori. Anche se va detto che Tyl – giudicando dai ritratti eseguiti a quei tempi – doveva essere un uomo i bell'aspetto, nonostante le molte malattie che, forse mal curate per la vita errabonda da teatranti, causarono la sua morte prematura.
L'inno nazionale ceco, con le parole di Josef Kajetán Tyl und la musica di
František Škroup
 
Fino al 1938, cioè fino all'occupazione della Cecoslovacchia da parte dell'esercito del Terzo Reich nazista, l'inno nazionale ceco ebbe anche una versione in lingua tedesca. "Wo ist mein Heim? / Mein Vaterland?" cantavano i Boemi di lingua tedesca, mettendo in evidenza la differenza tra Heim/Heimat (= terra d'origine) e Vaterland (=patria).
 
Questa storia ha forse poco da fare con  Pilsen/Plzeň, ma molto con le mie radici boeme e la mia ricerca della "Heimat". Ma c'entra anche con la città di Pilsen/Plzeň. Quando passo per la sua piazza principale Náměstí Republiky, quando nell'Ateliér Jiřího Trnky vedo il viso bello, pieno e morbido, quel viso tipicamente boemo di Jiří Trnka, artista di animazione, quando viaggio attraverso il dolce paesaggio attorno a Pilsen/Plzeň, canticchiando un motivo di "Z českých luhů a hájů /Dai boschi e prati della Boemia", quarta parte del ciclo sinfonico "Má vlast" di Bedřich Smetana, allora sono sicura: Questo è domov můj. La mia terra.


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