mercoledì 20 maggio 2015

A ricordo di un grande uomo

Havel’s Place a Pilsen/Plzeň

Sono veramente invitanti quelle due poltroncine in legno con i braccioli in ferro che si trovano nel parco della Šafaříkovy sady a Pilsen/Plzeň. E accanto un  tavolino rotondo, pure in legno, giusto per porvi un boccale di birra. Václav Havel, certamente, non avrebbe avuto niente in contrario. Václav Havel, lo scrittore e presidente della Repubblica amato e venerato da tutti i Cechi? Cosa c'entra lui con questi mobili da giardino, disposti qui al margine del centro storico di Pilsen/Plzeň? In questo parco ben curato che è un ritrovo di drogati ben noto in città?
"Havel's Place" a Pilsen/Plzeň
In realtà si tratta di un'installazione, ideata dall'architetto ceco Bořek Sípek per onorare la memoria di Havel: Lavička Václava Havla la chiamano i Cechi, il "posto di Václav Havel". Il primo "Havel's Place" era stato realizzato nell'ottobre del 2013 a Washington e l'esempio americano fu seguito presto da alcune città europee: da Dublino nel dicembre 2013, da Barcellona nel febbraio 2014, da Praga nel maggio 2014, da České Budějovice nel giugno 2014, da Venezia (sì, anche da Venezia, sull'Isola di San Servolo, in passato sede di un manicomio) nel settembre 2014, da Hradec Krávolé il 4 ottobre 2014 e da Pilsen/Plzeň il 30 ottobre 2014. E non sarà l'ultima città che ha voluto mantenere viva la memoria di questo grande uomo. Ne sono sicura.
 
Quasi sempre ci sono fiori freschi deposti sulla lastra, infissa nel terreno, a ricordo di Václav Havel, nato nel 1936 a Praga e morto nel 2011 a Hrádeček nei pressi di Trutnov (la mia città natale di Trautenau). E due persone che stanno sedute sulle poltroncine – per riposarsi? per meditare? per rievocare la figura di Havel? – mi aiutano a trascrivere le parole incise nel bordo in ferro del tavolo, parole che loro sanno a memoria: Pravda a láska musí zvítězit nad lží a nenávistí: "La verità e l'amore devono vincere la bugia e l'odio".
 
A destra il muro esterno della prigione di Pilsen-Bory, a sinistra piccoli orti di periferia
Sono parole conosciute a tutti i Cechi, parole degli anni "rivoluzionari" di Havel, della sua critica al governo che gli costò alcuni anni di carcere. Anche a Pilsen/Plzeň, nella famigerata prigione di Bory, dove scrisse le sue "Lettere a Olga" (sua moglie Olga Šplíchalová) e strinse amicizia con l'attuale arcivescovo di Praga, Dominik Duka, anch'esso rinchiuso. Sotto il regime comunista, Bory – un nome che ancora oggi pesa come un macigno – era un temuto luogo di intimidazione e rieducazione di dissidenti. Nei primi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale in questo enorme edificio, costruito nel 1874 con una vistosa architettura a stella, furono maltrattati e uccisi anche dei Tedeschi dei Sudeti. Oggi, alcune famiglie di Pilsen/Plzeň hanno impiantato, proprio al cospetto del muro esterno del carcere armato di filo spinato, dei piccoli orti. Con simpatiche casette in legno, fiorite aiuole e barbecue per divertenti grigliate.


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