giovedì 28 maggio 2015

Vicinato bavarese-boemo

Alberi da frutta: silenziosi testimoni
Frontiera? Hranice? Esiste solo nella testa dei politici e nelle carte geografiche. Lo pensa anche Thomas Englberger. E' reduce dal Sudetendeutscher Tag (l'annuale raduno dei Tedeschi dei Sudeti) ad Augusta e racconta con entusiasmo della nuova linea, espressa durante l'assemblea e propensa alla riconciliazione con i Cechi. E' venuto fino a Pilsen/Plzeň. Io, durante il mio ultimo viaggio dall'Italia, avevo fatto sosta a Speinshart, un convento di Padri Premonstratensi con annesso ristorante-albergo. Un luogo magico. Stimolante per lo spirito, rasserenante per l'anima (e ultimamente ne ho tanto bisogno) e rilassante per il corpo.
Thomas Englberger del Centro internazionale d'Incontro presso il convento di Speinshart, qui a Pilsen/Plzeň tra la fontana del Cammello e la cattedrale
Thomas Englberger è il responsabile del Centro internazionale d'Incontro del convento di  Speinshart nell'Alto Palatinato, in linea d'aria nemmeno 40 chilometri dalla frontiera tedesco-ceca (dunque frontiera?). Assieme a Padre Lukas Prosch elabora il programma culturale, un programma sempre più ricco di concerti, mostre e presentazioni di libri che fa del convento dei Premonstratensi un centro spirituale e culturale della zona. Cultura a livello internazionale, ma con uno sguardo particolare al vicinato bavarese-boemo. Qui espongono anche artisti cechi, qui si esibiscono anche musicisti cechi. E poiché il monastero – rifondato nel 1921 dall'abbazia di Tepl/Tepla, allora tedesca, oggi situata nella Boemia occidentale ceca – non è stato toccato direttamente dall'espulsione dei Tedeschi, può trattare delle tematiche anche delicate e scottanti in modo obiettivo e approfondito.
Il convento dei Padri Premonstratensi di Speinshart, a destra Padre Lukas
(Foto: Archivio Convento di Speinshart)

Thomas Englberger racconta con entusiasmo di una camminata fatta qualche tempo fa tra il convento premonstratense di Speinshart in Germania e il convento premonstratense di Tepl/Tepla in Repubblica Ceca. Cento chilometri attraverso un paesaggio che non rivela se gli abitanti parlano tedesco o ceco. Qua come là, aldiqua e aldilà (del confine!) le stesse dolci colline, gli stessi boschetti e arbusti e cespugli, gli stessi villaggi negli avvallamenti, gli stessi architetti – da citare in primo luogo i Dientzenhofer provenienti dalla Baviera – che hanno costruito qua come là sfarzose chiese barocche. Però una differenza c'è: solo in Boemia si trovano quegli immensi campi di colza che (un residuo dell'economia collettiva comunista) durante la fioritura in primavera lallegrano il cuore dei fotografi.
 
Campi di colza nella zona di Pilsen/Plzeň
E solo in Boemia si trovano quei villaggi disabitati, diroccati. Con cimiteri trascurati e pietre tombali inclinati e rovinati.
 
Un vecchio cimitero tedesco, qui a Luková
I partecipanti della camminata da convento a convento avevano poi notato in particolare una cosa: nei villaggi da dove gli abitanti tedeschi erano stati espulsi spesso non si trovavano più né case né muri. Però alberi sì. Alberi da frutta piantati dagli abitanti tedeschi di una volta. I Cechi, diventati i nuovi padroni, avevano riversato la propria ira distruttiva e la propria violenza contro case, chiese e tombe. Contro gli uomini. Ma non contro gli alberi. Gli alberi, muti testimoni di inumanità e tragedia. In molti luoghi nelle zone ad ovest di Pilsen/Plzeň sono stati demoliti i muri e cancellati dei villaggi. Ma spesso sono rimasti degli alberi da frutta, piantati in bell'ordine. „La natura ha una sua memoria“, commenta Thomas Englberger. E poi ritorna da Pilsen/Plzeň a Speinshart.

P.S.: Oggi mi sono fermata nuovamente nel cimitero ebraico di Pilsen/Plzeň. E' sempre una grande emozione per me. Su una delle pietre tombali trovo le parole V OSVĚTIMI ZAHYNULI 1944 (ASSASSINATI NEL 1944 AD AUSCHWITZ) e i nomi delle vittime. Nella loro essenzialità esprimono, più di tanti discorsi, tutta la tragedia del genocidio degli Ebrei.

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