venerdì 15 maggio 2015

Villaggi abbandonati


Una rinascita per Výškovice?
Sembra che anche Goethe sia passato più volte da Výškovice. Il grande poeta venne nel 1821, allora 72enne, per la prima volta a Marienbad, il centro termale aperto tre anni prima. Di tanto in tanto si recava nella vicina località di Tepl/Teplá, famosa per un monastero di padri premonstratensi fondato alla fine del II secolo. Vi andava a trovare l'abate Karl Kaspar Reitenberger. Per discutere con lui, persona colta ed affascinata dalle scienze naturali, di fonti termali e del loro sviluppo? Oppure gli confessava la sua passione per l'allora diciasettenne Ulrike von Levetzow? Due anni più tardi, dopo il rifiuto di Ulrike, questo infelice amore gli ispirò l'"Elegia di Marienbad". "E mentre l'uomo nel dolore è muto, un Dio mi diede il bene di esprimere nel canto le mie pene. E che posso sperare dal rivederci, dalla fioritura di questo giorno, non ancora dischiusa? Paradiso ed inferno, ecco s'aprono a te: quale tempesta s'agita nel cuore!", pinge la sua passione per Ulrike, di 55 anni più giovane di lui.

Un'altra passione di Goethe fu sempre la geologia. Anche durante i suoi soggiorni a Marienbad. Con i suoi accompagnatori percorse – come annota in data 21 agosto 1821 – "una terribile strada nel bosco", ma "fummo ricompensati dall'inatteso ritrovamento di basalto". Si riferisce alla montagna Podhora, con i suoi 847 m di altitudine un eccezionale punto panoramico e un paradiso di piante rare ed endemiche.

Geologia e botanica, dunque. Goethe non dice niente del confine linguistico, della lingua ceca parlata qua e della lingua tedesca parlata là. Solo molto più tardi, più di un secolo più tardi, questo limite divenne attuale, divenne un problema da cui nacquero eventi drammatici: prima della Seconda Guerra Mondiale, duranta la guerra e immediatamente dopo la fine della guerra. Quando i Tedeschi dei Sudeti dovettero abbandonare i loro villaggi che in seguito andarono in rovina.

Architettura tradizionale a Výškovice
 
Di questi cambiamenti nel paesaggio culturale si discute in questi giorni a Pilsen/Plzeň. Esperti cechi e tedeschi si interrogheranno se sarà possibile rivitalizzare questi villaggi. Il culmine di questa conferenza, voluta e asponsorizzata da enti cechi e tedeschi, sarà una gita a Výškovice. Non sulle tracce di Goethe, ma per l'inaugurazione di un'installazione di land-art.


La cappella barocca dedicata a Maria dal Buon Consiglio a Výškovice
Ci sono andata alcuni giorni fa. Su "terribili strade", per dirla con Goethe. Negli ultimi chilometri di una stradina stretta e tortuosa non ho trovato nessuna casa, nessuna persona, nessuna indicazione. Solo curve e boschi, curve e boschi. Finché, con un leggero batticuore, giunsi nel villaggio. Villaggio? Ma si può chimare "villaggio" un insieme di due-tre case – sebbene nella fascinosa architettura tradizionale – , di una cappella fatiscente, di un vecchio tiglio e di alcuni stagni?

Výškovice è assurta a simbolo dei villaggi disabitati e abbandonati della Boemia occidentale. Vivrà una rinascita? Lo spero tanto.

L'interno della fatiscente cappella barocca di Výškovice. Una targa avverte che l'edificio è pericolante.


Una passeggiata lunmgo la Radbuza
 Oggi ho fatto una passeggiata con Šárka. La sua cagnetta Topinka e il mio cagnetto Zampa andarono subito d'amore e d'accordo. Anche Šárkaed io ci comprendiamo bene.


Šárka Krtková, 35 anni, nata a Praga, ha studiato scienze politiche a Chemnitz (Germania) e concluso i suoi studi a Pilsen/Plzeň. Da alcuni mesi cura dei progetti transfrontalieri per la capitale europea della cultura 2015 – dove per "frontiera" si intende quella tra la Baviera e la Boemia occidentale. Una frontiera che, secondo la mia impressione, non esiste neppure più. In un buon tedesco dal bell'accento ceco racconta appassoinatamente delle tante iniziative in questo cxampo: lo scambio tra scuole e studenti, campeggi estivi ceco-tedeschi con animazione linguistica e tante altre cose.


Da cartiera a fabbrica per la cultura lungo le rive della Radbuza

Sport sulla Radbuza, una delle passioni degli abitanti di Pilsen/Plzeň
Abbioamo fatto una lunga passeggiata sulle rive della Radbuza, lungo questo fiume il cui nome sa di ragazze incantate e di fate dell'acqua. Un fiume di cui gli abitanti di Pilsen/Plzeň, figuriamoci i turisti, quasi non si accorgono. Infatti, non tutti si rendono conto che Pilsen/Plzeň è una città dai quattro fiumi. Da occidente si avvicina, tortuosa, la Mže, da sud si avvicinano la Radbuza, l'Úslava e l'Úhlava, e dove Mže e Radbuza si incontrano, perdono i loro nomi per diventare il quinto fiume di Pilsen/Plzeň, la Berounka. E la Berounka, attraverso la Moldava e l'Elba, giunge nel Mare del Nord. Pilsen/Plzeň ed Amburgo, dunque, sono unite dall'acqua. E dalla birra che in ambedue le città viene prodotta da secoli.
Scusami, Šárka, ma mi sono allontanata dai progetti transfrontalieri che, giustamente, ti stanno tanto a cuore. Della Radbuza racconterò un'altra volta perché ne sono innamorata. E prima o poi dovevo pur arrivare alla birra. Perché nonostante tutti i fermenti culturali che si stanno realizzando a Pilsen/Plzeň in quest'anno, la città rimarrà sempre e soprattutto famosa per la birra.
Eventi culturali si svolgeranno anche sul piccolo palco allestito nello stabilimento balneare che aprirà tra poco.

Incontri al margine

Pietra arenaria dal Monti dei Giganti
La statua di San Giovanni Nepomuceno sulla piazza principale della cittadina di Nepomuk
Il passato mi raggiunge sempre.
Dato che nei prossimi giorni si svolgeranno festose cerimonie nella cittadina di Nepomuk (che esiste davvero) volevo rivedere questa località a sud di Pilsen/Plzeň, probabile luogo di nascita del molto venerato "santo dei ponti". Uscita dal museo locale, veramente lodevole e meritevole di una visita (al centro stanno, naturalmente, la storia e la diffusione del culto del Santo), era troppo presto per pranzare. E' vero, avevo gustato e apprezzato, in un'altra occasione, il gulash nel Švejk Restauracesituato sulla sconnessa e scoscesa piazza principale. Ma al momento mi bastava un maly espresso, un "piccolo" espresso che, se confrontato con quelli serviti in Italia, è sempre grande e lungo.

L'ampio paesaggio boemo, in primo piano una scultura di Petr Řezníček
Durante il tragitto verso Pilsen/Plzeň però mi venne fame. Vicino al villaggio di 
Chválenice mi incuriosì il cartello „Restaurace – Galerie“, anche per i grandi blocchi di pietra accumulati attorno alla casa. Il proprietario, con due trecce come un capo indiano, mi servì un piatto di pollo. Quando poi, senza che io glielo avessi chiesto, mise in tavolo un bicchierino di un liquore di ciliegia di produzione casalinga, cominciammo a parlare. Mi raccontò che, visto che lui stesso era occupato con il ristorante, ormai la bottaga d'arte veniva portata avanti da suo figlio. Gli chiesi da dove veniva la pietra color ocra della maggior parte delle sculture attorno al restaurace. Dal Krkonoše in Boemia orientale, mi rispose. Dal Krkonoše? Dai Monti dei Giganti? Anch'io provengo da lì, gli risposi. Sorrise, ma probabilmente si meravigliò perché io, pur essendo originaria da una regione della Repubblica Ceca, non sapessi parlare meglio il ceco. Ma forse non sapeva niente dell'odsun, dell'espulsione dei Tedeschi negli anni 1945 e 1946.
 

Petr Řezníček nel suo atelier all'aperto
Il mio passato mi raggiunge sempre. Anche con scultura in pietra arenaria. Però pietra arenaria proveniente dai Monti dei Giganti.

Link: www.msjn.cz



e sie possibile rivitalizzare dei villaggi, abbandonati dai Tedeschi espulsi nel 1945 e mai più ripopolati

1 commenti:

Manuela ha detto...

Un racconto denso di immagini filtrate attraverso la storia i cui relitti sono sparsi nel paesaggio. Bei racconti, grazie.

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